Immersione Relitto del Capua
Località: Scopello
San Vito Sicilia Occidentale




Relitto del Capua
La storia
Il Capua era una nave da carico, potremmo dire di piccola taglia con una stazza di circa 400 tonnellate, una lunghezza di 45 mt. ed una larghezza di meno di 8 mt., la nave fu costruita all’inizio del secolo scorso dai cantieri Wood Skinner & Co. di Newcastle nel Regno Unito, e per i casi della vita durante la seconda guerra mondiale era usata proprio contro l’Inghilterra, non come unità da combattimento ma da supporto,.
Durante una di queste missioni e precisamente il 27 aprile del 1943, mentre trasportava un carico di armi per le truppe italiane in Africa da Trapani a Tripoli, a causa di un incendio a bordo si verificò una violenta esplosione. Tutto l’equipaggio, Comandante incluso, si salvò raggiungendo la vicina Tonnara di Scopello, la nave dopo circa dieci ore di agonia affondò su un fondale sabbioso di circa 38 metri di fronte la Cala Mazzo di Sciacca attualmente all’interno della riserva orientata dello Zingaro.
Questi i fatti sicuri e conosciuti, per quanto riguarda l’origine dell’incendio non esistono indicazioni precise, alcune voci vogliono l’incendio doloso, provocato dall’equipaggio stanco per il prolungarsi del conflitto, secondo altre testimonianze pare che l’incendio sia sempre stato provocato dall’equipaggio ma a causa dell’avvistamento di un sommergibile Inglese.
Cosa sia successo, come in molti casi, non si saprà mai, ma ciò aggiunge solo una nota di mistero al fascino dell’immersione sul Relitto del Capua.
Informazioni tecniche
Il Relitto del Capua si trova all’interno del golfo di cala azzurra, zona Riserva dello Zingaro. A poppa tra il fondale e lo scafo si possono incontrare branchi di ombrine.
Livello: Medio – Avanzato
Profondità: circa 37 metri
Spunti: Il relitto del cargo militarizzato e armato denominato Capua si trova su di un fondale sabbioso ed è visitabile per interno in un’unica immersione.
L’immersione
Normalmente il gavitello è fissato sull’estrema prua del relitto, a circa 28 mt.. Già durante la discesa si comincia a vedere il ponte, o meglio lo scheletro del ponte dato che dopo più di sessanta anni sott’acqua le strutture in legno sono ormai disfatte e sotto i bagli di metallo si vede la suddivisione delle aree del castello di prora.
L’immersione prosegue in direzione della poppa, dopo pochi metri ci si affaccia sull’ampio vano di carico della stiva, l’interno è buio e abbastanza fangoso ma a volte lo slalom tra i sostegni del ponte permette l’incontro con grosse aragoste. Proseguendo con la spalla sinistra alla murata del relitto sul fondo a circa 35 mt. ci sono dei rottami dove spesso sono rintanate murene e gronghi, sono i gronghi infatti una delle attrattive di questo relitto, ma i più grandi non sono tra quei rottami ma nello squarcio che troviamo qualche metro più avanti verso la poppa.
Lo squarcio, dovuto alla violenta esplosione successiva all’incendio, ci permette di accedere nel ventre del relitto, una ragnatela di tubi, lamiere e cavi coperti di ruggine si apre davanti ad un antico banco da lavoro con ancora attaccata la sua morsa, sulla parete alle sue spalle sembra di vedere ancora gli attrezzi appesi ordinati, un istantanea congelata del secolo scorso. Qui è facile che i più grossi gronghi che abitano il relitto si avvicinino curiosi ( vedi il video ) e da qui sottocoperta si può passare ad un ampio vano ancora più a poppa, sul fondo la protezione dell’asse dell’elica. Risalendo qualche metro torniamo sul ponte, ci si può affacciare a poppa ma l’elica e il timone non ci sono più e lentamente torniamo verso la cima del gavitello ripercorrendo tutto il relitto.
Durante una di queste missioni e precisamente il 27 aprile del 1943, mentre trasportava un carico di armi per le truppe italiane in Africa da Trapani a Tripoli, a causa di un incendio a bordo si verificò una violenta esplosione. Tutto l’equipaggio, Comandante incluso, si salvò raggiungendo la vicina Tonnara di Scopello, la nave dopo circa dieci ore di agonia affondò su un fondale sabbioso di circa 38 metri di fronte la Cala Mazzo di Sciacca attualmente all’interno della riserva orientata dello Zingaro.
Questi i fatti sicuri e conosciuti, per quanto riguarda l’origine dell’incendio non esistono indicazioni precise, alcune voci vogliono l’incendio doloso, provocato dall’equipaggio stanco per il prolungarsi del conflitto, secondo altre testimonianze pare che l’incendio sia sempre stato provocato dall’equipaggio ma a causa dell’avvistamento di un sommergibile Inglese.
Cosa sia successo, come in molti casi, non si saprà mai, ma ciò aggiunge solo una nota di mistero al fascino dell’immersione sul Relitto del Capua.
Lunghezza 44.19
Larghezza 7.64
Stazza lorda 424t
Motore triplice espansione 660 cv
Caldaie 2 monofronte cilindriche a carbone M.E.
Eliche 1
Velocità 11 nodi
Prof min 28m
Prof Max 37m